<div dir="ltr">grazie Piergiorgio di questo esempio, i dati di sensori appropriati sono esattamente quello che secondo me avrebbe dato la svolta al monitoraggio degli eventi, li ho invocati più di una volta e sto riflettendo in questo senso di come poterli applicare sul territorio.<div>
<br></div><div>Il dibattito sulle "smart something" in italia preferisce concentrarsi su processi organizzativi che su interventi precisi, questo è uno di quelli da fare presto.</div><div>Francesca</div></div><div class="gmail_extra">
<br><br><div class="gmail_quote">Il giorno 16 dicembre 2013 12:22, <a href="mailto:bertalan.ivan@gmail.com">bertalan.ivan@gmail.com</a> <span dir="ltr"><<a href="mailto:bertalan.ivan@gmail.com" target="_blank">bertalan.ivan@gmail.com</a>></span> ha scritto:<br>
<blockquote class="gmail_quote" style="margin:0 0 0 .8ex;border-left:1px #ccc solid;padding-left:1ex"><div dir="ltr"><div><div>«Ma il vero valore aggiunto sono i dati dell'Agenzia Ambientale UK, da
sensori ed elaborati ogni 15 minuti per produrre aree di possibile
esondazione.»<br><br></div>Lodevole iniziativa, con molti dubbi di applicabilità in Italia. <br>Oltre ai problemi gestionali esiste anche quello di tipo psicologico.<br><br></div>Ciao, Berti<br></div>
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<br></blockquote></div><br></div>