[Talk-it] OpenStreetMap Italia

Maurizio Napolitano napoogle a gmail.com
Lun 1 Feb 2016 05:43:39 UTC


> [...]
> abbiamo casi di enti che continuano a violare la licenza? ogni volta
> che scrivo a qualcuno che non rispetta la licenza ottengo in
> pochissimo tempo la correzione

imho:
quello della mancata attribuzione è il problema minore

Allo stato attuale il diritto sui dati è della Fondazione (condiviso
con ogni singolo utente).
Se qualcuno è ufficialmente riconosciuto dalla Fondazione, allora
questo acquista più potere decisionale.
Sicuramente ci sono cose che possono essere "smazzate" anche senza
questo "potere".

> > Poi, per carità, anch'io mappo i cestini della spazzatura nei parchi e, se
> > lo conosco, il nome latino degli alberi ... ma dedico una percentuale del
> > mio tempo a cose che ritengo importanti anche se lontane da Genova, vedi la
> > mappatura da remoto di zone carenti.
> >
>
> ale non farlo, non è lo scopo di OSM.

onestamente faccio sempre fatica a definire così in dettaglio lo scopo di OSM.
Sulla pagina wiki principale leggo
----
Welcome to OpenStreetMap, the project that creates and distributes
free geographic data for the world. We started it because most maps
you think of as free actually have legal or technical restrictions on
their use, holding back people from using them in creative,
productive, or unexpected ways.
----
ora potremmo decidere cosa vuol dire "geographic data".
Tant'è che spesso mi capita di discutere sul tema, visto che, per i
non esperti, basta aggiungere
latitudine e longitudine di un punto e serie di attributi e ... magia!
Abbiamo il geodato.
Personalmente provo a distinguere fra dati georiferiti secondo un
sistema di riferimento, dati territoriali, dati ambientali ecc...
La questione però è che essendo il progetto inclusivo per natura (quel
"unexpected ways" mi sembra molto chiaro) è difficile definire lo
scopo.
Concordo che spesso si usano energie per raccogliere dati il cui riuso è scarso.
Allo stesso tempo però potremmo discutere perchè su Wikipedia ci sono
più biografie di calciatori e personaggi di fantasia (es. cartoni
animati o serie tv) piuttosto che curare meglio alcune altri tipi di
pagine.

> [...]
> Abbiamo già fatto tanti danni a
> partire dagli USA, cerchiamo di fare eventi nelle zone con più
> difficoltà e creare una comunità. Senza persone in loco avremo dati
> vecchi (le ortofoto sono sempre vecchie) e nessun dato che si può
> rilevare solamente sul territorio

Concordo che il local knowledge è quello che distingue gli utenti (e
quindi anche la loro qualità).
Credo comunque che sia l'insieme di fonti diverse che aiuta a creare
più copertura.

> [...]
> sento sempre parlare di business sugli open data ma non ho ancora
> trovato ditte che ci riescano a campare per lungo tempo (a parte
> geofabrik della quale però non conosco bene il business model).

premesso che open data non vuol dire openstreetmap o, per forza di
cose, dati cartografici.
Concordo sul fatto che si fanno tante promesse (escono report
previsionali di continuo).
Il tema va visto sotto il cappello di "companies data driven" e qui il
tutto si allarga brutalmente.
L'open data ha un ruolo importante per avviare il processo.
È chiaro poi che senza dati che vengono aggiornati tempestivamente,
ben documentati e strutturati e che fanno uso di vocabolari standard
non si va lontano.
Al momento sto seguendo (per lavoro) delle startup (= ammetto che non
è il caso che tu citi)
legate al mondo dei dati.
La difficoltà principale è proprio quella di avere dati con le
caratteristiche sopra descritte.

> Da
> quanto sento in giro i risultati economici ottenuti dall'apertura
> degli open data non sono quelli che ci si aspettava,

ognuno raccoglie ciò che semina:
se i dati pubblicati sono pessimi, pessimi saranno i risultati.

Al momento, sia i dati della PA che quelli delle comunità (= osm e
wikidata) si scontrano
- in maniera diversa - sulle problematiche della gestione dei processi.

>  sicuramente per
> chi utilizza i dati, come il sottoscritto, è un grosso vantaggio
> averli e un'importante vittoria culturale.

Bisogna lavorare molto sul tema della cultura del dato.
Quando avremmo quello avremo un salto di qualità.



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