[Talk-it] modulo richiesta apertura dati licenziati con CC BY 4.0
Luigi Toscano
luigi.toscano a tiscali.it
Mar 11 Lug 2017 19:04:52 UTC
Andrea Musuruane ha scritto:
>
> 2017-07-11 19:01 GMT+02:00 Martin Koppenhoefer <dieterdreist a gmail.com
> <mailto:dieterdreist a gmail.com>>:
>
>
> la domanda non è se la IODL è compatibile, ma se l'uso di OSM rispetti i
> vincoli.
>
>
> "Essere compatibile" e "rispettare i vincoli" sono sinonimi.
>
>
> Anche la cc-by è compatibile con la ODbL, ma il nostro uso non lo è. In
> pratica per un progetto come OSM è quasi impossibile dare attribuzione per
> tutte le fonti insiema all'opera prodotta, e di aggiornare nel momento che
> le fonti cambiano. Be, forse impossibile no, ma si cerca di evitarlo,
> forse anche per motivi politici (per non apparire come collezione di
> geodata, ma come sopratutto UGC).
>
>
> Il problema non è citare tutte le fonti. Lo dobbiamo fare, altrimenti non
> rispettiamo le licenze dei proprietari dei dati.
>
> Il problema è che la OSM Foundation vuole una liberatoria per metterla al
> riparo da eventuali problemi sulle modalità di attribuzione (OSM la fa sulla
> pagina dei Contributors) e sul possibile uso della distribuzione parallela di
> DB DRM/NO DRM (che sembra non sia consentito dalla CC-BY 4.0).
E secondo me è il cuore della critica di Martin (vedi sotto):
>
>
> In più, dati con licenze ristrettive come IODL o ODbL non sopravivono un
> potenziale cambio di licenza, perciò ci "legano" alla licenza attuale.
>
>
> Premesso che la ODbL è la licenza di OSM, le richieste della IODL 2.0 sono
> talmente blande (principalmente l'attribuzione) che probabilmente saranno
> rispettate anche da versioni successive della ODbL (semmai queste verranno mai
> alla luce).
>
> Perdonami, ma dopo tante tue mail sull'argomento import, sia qui che sulla ML
> internazionale, continuo a non capire il tuo atteggiamento negativo verso gli
> import.
>
> Quando le pubbliche amministrazioni, sia italiane che straniere, mettono a
> disposizione i loro dati come open data, significa che si è capita
> l'importanza del modello "open" non solo come filosofia ma anche come spinta
> all'innovazione.
Tutto molto bello e giusto, ma tornando al discorso licenza:
> Per fare un'analogia sarebbe come dire che nel mondo del software libero non
> si vogliono i contributi di IBM, Red Hat, Google, Intel, ecc, perché i
> volontari possono comunque scrivere codice bene lo stesso. Magari è vero, però
> Linux è molto meglio di Hurd - ed hanno licenze GPL entrambi.
L'analogia non la trovo corretta. Quasi tutte le aziende nominate
contribuiscono a progetti in cui bisogna firmare delle liberatorie (ad esempio
il codice che è gestito dalla Free Software Foundation, Apache Foundation,
OpenStack Foundation, e altre), che appunto mettono al riparo da futuri cambi
di licenza. Anche per un cambio nello spirito di licenze libere e aperte, un
cambio di licenza è molto molto complicato se non impossibile se queste forme
di liberatoria non vegono fatte dall'inizio (esempio recenti: OpenSSL in
corso; MAME che c'ha messo una po'; il kernel Linux dove è possibile passare
alla GPLv3).
Credo sia questa la parte della critica "tecnica", su cui sono d'accordo.
Ciao
--
Luigi
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